Il futuro come viaggio

Ogni immagine

porta scritto

più in là.

                                     Eugenio Montale

gabbiani

Montale descrive i gabbiani che volano, osserva le loro linee che disegnano un ordito tra cielo e mare, trame di immagini, e vede: “Ogni immagine porta scritto: più in là”.  Ogni vita porta scritto: “Più in là”. Il primo nome dei cristiani, negli Atti degli Apostoli ( cf.24,14), era “quelli della via” (hoi tês hodoû). Quelli che non stanno fermi, che hanno una meta, che sanno dove andare.

La vita umana è la storia di una nascita, di un viaggio, ma già nascere è un viaggio, il primo dei viaggi, un abbandonare il grembo materno per un altro luogo, abbandonare le acque per un altro respiro, un tagliare i legami e uscire alla luce, iniziare gli incontri, sperimentare la libertà. Nasce il bambino chiamato dal futuro.

Due feti gemelli conversano nella pancia della loro madre.

Dimmi, ma tu ci credi in una vita dopo la nascita?” chiede uno dei gemelli.
Sì, assolutamente! Qui dentro ci sviluppiamo e diventiamo forti per ciò che ci aspetterà fuori.“gli risponde l’altro gemello.

Io penso che è una stupidità!” dice il primo. “Non ci può essere una vita dopo la nascita – quale aspetto, per cortesia, potrebbe mai avere?

Non lo so neanche io nei minimi particolari. Ma sarà molto più luminoso di qua dentro. E forse addirittura correremo e mangeremo con la bocca?
Non ho mai sentito una cosa così assurda! Mangiare con la bocca, che idea pazza. Abbiamo la corda dell’ombelico che ci nutre. E come vuoi correre? La corda dell’ombelico è troppo corta.
Ma sì, funzionerà sicuramente. Soltanto che tutto sarà un po’ diverso.”
“Sei pazzo. Nessuno è mai ritornato dal ‘dopo-nascita ‘. Con la nascita finisce la vita. Ecco tutto qua!

“Ammetto che nessuno sa come sarà la vita dopo la nascita. Ma io so che poi vedremo la nostra madre e che essa si prenderà cura di noi.”
“Madre??? Ma non dirmi che crederai a una madre? E dov’è, per favore?”
“Beh qui – dappertutto intorno a noi. Siamo e viviamo in essa e per mezzo di essa. Senza di essa nemmeno esisteremmo!”
“Sciocchezza! Non ho mai notato che ci sia una madre; quindi non esiste.”
“Ma certo, a volte, se siamo completamente zitti, puoi sentirla cantare. O sentirla, quando accarezza il nostro mondo… ”  

J.H. Nouwen

Siamo viandanti e pellegrini, la nostra patria è altrove, incamminati in una vita che non è approdo ma ripartenza. Due viaggi caratterizzano i racconti che sono all’origine della nostra cultura: il viaggio di Ulisse nella cultura greca e quello di Abramo nella cultura ebraica. Per Ulisse il viaggio vero non è la partenza, ma il ritorno a casa. Abramo invece parte per non ritornare. Il simbolo del viaggio di Ulisse è il cerchio, per Abramo il percorso di una freccia. Abramo, un viaggio verso il futuro e il nuovo; che entusiasma e intimorisce per la sua incertezza, come il primo verbo divino – umano: “Tu potrai….”.  Il viaggio ieri come oggi risponde alla speranza di un mondo migliore, l’esistenza dell’uomo  è una realtà in viaggio. Anche la Chiesa è una realtà in mutazione, i cristiani sono : “quelli della via”.La Chiesa, come la vita, è fedele a se stessa quando evolve e muta, non quando difende ciò che ha acquisito. Quando segue ciò che ogni immagine porta scritto: “più in là”.

vigneti.jpg

O terra, come amo i tuoi riposanti spazi, i campi coltivati, i vigneti d’oro

Perché ad ogni svolta delle tue strade, il Pellegrino

con irresistibile insistenza mi dice: “Va oltre?”

O mare, amo il tuo insonne moto, le tue albe, i tuoi tramonti.

O barca, è così bello esser cullati con te sull’onda.

Perché il Pellegrino che cammina sui flutti grida,

nella calma e nella tempesta ; “Spingiti sempre più al largo”?

pellegrino

O amici, com’è bello stare insieme,

dolci le vostre parole, gioia le vostre mani piene d’affetto:

perché nei vostri occhi c’è una luce che dice che l’amato è oltre,

sempre oltre? E’ tanto duro il cammino senza amici.

La vita è meravigliosa, infinite le sue manifestazioni.

Perché non possiamo vivere la vita senza uccidere?

Quando l’incolmabile assenza non sarà più

lo stimolo che ci spinge alla ricerca?

Fino a quando la vita sarà la lunga strada verso la morte?

Quando, giunti sulla cima cesseremo di salire?

Quando, divenuti il tutto cesseremo di possedere?

Quando, trasfigurati dalla bellezza ignoreremo il bello?

Quando, uniti a te, Signore, finiremo di cercarti?

Quando, abolito il nostro “io” conosceremo il tutto?

M. Turoldo

Ruggero Radaelli Diacono

 

 

 

2 pensieri su “Il futuro come viaggio

  1. Noi ci sentiamo pellegrini, ma inevitabilmente siamo attaccati alla nostra casa, al nostro mondo, ai nostri affetti!
    Il nostro pellegrinaggio, per quanto profondo, sentito e vissuto, dura alcuni giorni, al massimo settimane, ma chi di noi ha la forza di lasciare la casa, i propri affetti, il lavoro, per cercare,per trovare….Dio!
    Quanti disgraziati rischiano ogni giorno la loro vita, affrontano strade impervie, carcere, torture, violenze, miseria, fame, dolore, PAURA, per ritrovarsi su barche fatiscenti, dove la MORTE a volte sembra l’unico rimedio a tanto dolore!
    Loro sì abbandonano un utero deforme, malato, una placenta che non è in grado di nutrire il proprio feto!
    È bellissimo il paragone dei gemelli con la nostra vita…Ma quanti di noi sono così sicuro della vita futura?..Quanti hanno la CERTEZZA di trovare una MADRE con braccia così grandi da accoglierci tutti nel suo grembo?…Che fuori dalla “sicurezza” del nostro utero la vita sarà pienamente compiuta e appagante???
    Forse pensiamo invece di trovare là fuori persone che come noi (a corpo male usato quel che fa gli viene pensato!) non si fidano, non ci ameranno abbastanza, non ci ACCOGLIERANNO!!!
    Di tutti coloro che arrivano nel nostro paese, obbligati dalla vita ad un pellegrinaggio forzato e sconvolgente, non tutti sono delinquenti, terroristi, infiltrati…anzi….in realtà credo proprio che siano una minoranza…Ma anche fossero pochi il nostro Dio dice ad Abramo…”Se tra loro ci fossero anche solo dieci giusti, non la distruggerò per riguardo a quei dieci!”…
    È molto difficile avere fede…lasciarsi cadere indietro sicuri di braccia forti che ci riprenderanno…Ci fidiamo molto più di noi stessi, con tutte le nostre incertezze, paure, peccati, che di Dio…..è molto difficile avere fede….Buon pellegrinaggio!!!!

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