“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”
Marcel Proust
Credo fermamente che, nel viaggio, sia in gioco proprio questo tentativo, più cosciente o più implicito, di ricostruzione di se stessi, anche se, nella società dei consumi, i viaggi sono standardizzati, prevedibili e più vicini all’evasione euforica che all’interrogarsi. Ciononostante, le frontiere esteriori ci rimandano in modo persistente a una frontiera interiore, e così sarà sempre.
La geografia tende inevitabilmente a farsi metaforica, e chiunque cammini sulla terra, a un certo punto si renderà conto, forse con gioia, forse con dolore, che sta camminando soprattutto dentro di sé.
“Che amara conoscenza si ricava dai viaggi!” , diceva Baudelaire con il suo accorto pessimismo. Ma per tessere la nostra incompiuta interezza abbiamo bisogno anche di quell’amara conoscenza.
Si ricredano quanti pensano che i viaggi siano soltanto esteriori. Quella che gli occhi percorrono non è solo la cartografia del paesaggio. Spostarsi, che lo si voglia o no, implica un cambio di posizione; un’alterazione della prospettiva abituale; una maturazione del proprio sguardo; un riconoscimento del fatto che ci manca qualcosa, un adattamento a realtà, tempi e linguaggi, o la scoperta dell’incapacità di farlo; un inevitabile confronto; un dialogo faticoso o affascinante che ci assegna, necessariamente, un nuovo compito.
L’esperienza del viaggio è l’esperienza della frontiera e dell’aperto, di cui ognuno di noi, per essere, ha bisogno. La nostra coscienza cammina, scopre ogni dettaglio del mondo e guarda tutto di nuovo come fosse la prima volta. Il viaggio è una specie di propulsore di questo nuovo sguardo. E’ una lente. Un osservatorio che si leva al di sopra della pianura della vita e ci permette di rivivere l’avventura della nascita che per ognuno di noi è ancora in corso, e non si conclude mai.
“È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
A. de Saint’Exupéry
“Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano.”
San Patrizio.